giovedì 13 gennaio 2011

Ferrazzoli e le sue Macchie di Rorschach

Nel 1921 lo psichiatra svizzero Hermann Rorschach con il suo “test” fu il primo ad utilizzare l'interpretazione di "disegni ambigui" come strumento di indagine psicometrica per valutare la personalità di un individuo. Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del CNR, ha preso in prestito - o a pretesto? - le "Macchie di Rorschach" per intitolare la sua prima raccolta di poesie (Edizioni Terre Sommerse, in libreria o sul sito www.terresommerse.it)

Come le immagini, anche le riflessioni espresse in versi prendono forma e suscitano sensazioni che variano a seconda dello stato d’animo del lettore, diventando cupe o leggere, profonde o ariose. Come i momenti della vita di ognuno di noi. I pensieri racchiusi nei contorni della metrica, come le macchie, esprimono qualcosa di personale, unico - a volte un istante irripetibile, uno stato d’animo passeggero - eppure condivisibile dagli altri, solo che ci si mostri senza corazze né scudi, esponendosi come si è.

Perché “la poesia è lavoro / e mettersi in gioco, / è spogliare l’anima, / è sfogliarla poco a poco / rischiando il ridicolo /con un salto nel fuoco”, come dice l’autore.

Tra le poesie, anche una dedicata a Roma, che è "palindromo ingannevole" e a Cesano, comune della Provincia:

Lampi a Cesano


Guardare il cielo lampare

seduti sui sassi

a due passi dal mare

In scena la natura

nel cuore la paura

di un futuro oscuro

Ma l’attimo di luce

là, in fondo, ci dice

che nessun nero

È davvero tanto duro e tanto scuro

che non si possa squarciarlo

così come non c’è silenzio

Che un tuono o urlo non rompa:

basta trovare la forza

tirare fuori la voce e gridarlo

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