sabato 16 giugno 2012

Rapsodia degli amori perduti

E' in libreria 'Rapsodia degli amori perduti', il nuovo romanzo dell’attrice e cantante Gabriella Di Luzio, pubblicato da Galassia Arte,  con la Prefazione di Sandra Milo. Il romanzo racconta il viaggio di una donna che si abbandona  alle emozioni e all’amore, anche se questo significa soffrire. Ed è per questo che l'autrice sceglie di dedicare il romanzo “agli appassionati, inguaribili amanti della vita in tutte le sue espressioni, capaci di rialzarsi dopo le batoste e di guardare avanti con fiducia e ottimismo”.

La protagonista del libro è una donna che si racconta tra memorie, ricordi, fantasmi del passato, golfi incantati e sale consiliari, un terribile segreto e tre amori fondamentali: il primo, quello della giovinezza, con un imprenditore, il secondo, quello della maturità, con un famoso giornalista finanziario, il terzo, con un ragazzo molto più giovane. La storia si svolge nel mondo: da Napoli a New York, da Positano a Chicago, da Milano a Tokyo, a Firenze a Parigi. Il romanzo non è autobiografico, anche se la protagonista è attrice e giornalista come l’autrice, piuttosto è biografico, perché tutto quello che racconta, opportunamente manipolato, è liberamente tratto da vicende realmente accadute. 

Gabriella Di Luzio, attrice cinematografica napoletana, romana di adozione che ha lavorato con registi quali Fellini (“Ginger e Fred” e “La città delle donne”), Liliana Cavani, Giancarlo Giannini, Giuseppe Tornatore, Pasquale Festa Campanile. Ha recitato assieme ad Alberto Sordi (Sono un fenomeno paranormale), Nino D’Angelo (Giuro che ti amo; La ragazza del metrò, Un jeans e una maglietta) e ha condotto numerosi programmi televisivi. Nel 2010 pubblica il libro “La morte ha bussato alla mia porta. Io mi sono barricata e non ho aperto”, edito da Graus Editore.

E’ definita dalla stampa “L’ultima sciantosa” per il suo classico repertorio tipico della belle époque, di cui ha ricercato anche testi inediti per realizzare una puntuale ricostruzione storico-sociale del periodo, senza mai dimenticare l’elemento ironico, una costante dei suoi spettacoli canori e teatrali. 
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