Un cugino che abitava in un villaggio vicino si presentò un giorno alla porta di Nasreddìn Hodja con in mano un bel pollo appena spennato e gli disse: «Caro Nasreddìn, siccome non ci vediamo da tanto tempo, ho pensato di farti omaggio di questo pollo». Anche se non aveva mai nutrito soverchia simpatia per quel suo parente, Nasreddìn apprezzò nondimeno il gesto e subito invitò il cugino a trattenersi per il pranzo: «Con questo pollo, preparerò in tuo onore, cugino mio, il brodo più succulento che tu abbia mai assaggiato!».
Dopo il pranzo, il cugino, soddisfatto del trattamento ricevuto, salutò con deferenza Nasreddin e se ne tornò, tomo tomo, a casa sua. Ma ecco che, all’indomani, un tizio mai visto prima si presenta alla porta del mullà: «Salve, sono il vicino del cugino che vi ha offerto il pollo». «Benvenuto», gli risponde Nasreddìn, il quale, conscio dei doveri di ospitalità che incombono su ogni buon musulmano che si rispetti, va in cucina e, con i resti del pollo del giorno precedente, prepara un bel piatto di brodo da offrire allo sconosciuto.
Il terzo giorno, un altro tizio si presenta alla porta: «Salve, mullà! Sono il vicino del vicino del cugino che vi ha fatto omaggio del pollo». «Benvenuto», gli risponde Nasreddin e lo fa accomodare in cucina. Poiché del brodo del giorno precedente non era rimast0 che qualche sparuto cucchiaio, Nasreddin, senza perdersi d’animo, aggiunge dell’acqua alla pentola e divide il suo sempre più misero pasto in compagnia del vicino del vicino del cugino.
Al quarto giorno, la scena si ripete. Bussano alla porta: «Salve! Sono il vicino del vicino del vicino del cugino che vi ha offerto il pollo». «Benvenuto», gli risponde Nasreddìn. Poi va in cucina, riempie la pentola di acqua e la mette sul fuoco. Quando l’acqua comincia a bollire, la versa nel piatto e la offre al visitatore importuno. L’uomo porta il cucchiaio alle labbra e comincia a imprecare: «Non so che farmene di un piatto d’acqua calda!». E Nasreddin: «Non è acqua, bensì brodo del brodo del brodo del pollo che mi ha offerto mio cugino».
Dopo il pranzo, il cugino, soddisfatto del trattamento ricevuto, salutò con deferenza Nasreddin e se ne tornò, tomo tomo, a casa sua. Ma ecco che, all’indomani, un tizio mai visto prima si presenta alla porta del mullà: «Salve, sono il vicino del cugino che vi ha offerto il pollo». «Benvenuto», gli risponde Nasreddìn, il quale, conscio dei doveri di ospitalità che incombono su ogni buon musulmano che si rispetti, va in cucina e, con i resti del pollo del giorno precedente, prepara un bel piatto di brodo da offrire allo sconosciuto.
Il terzo giorno, un altro tizio si presenta alla porta: «Salve, mullà! Sono il vicino del vicino del cugino che vi ha fatto omaggio del pollo». «Benvenuto», gli risponde Nasreddin e lo fa accomodare in cucina. Poiché del brodo del giorno precedente non era rimast0 che qualche sparuto cucchiaio, Nasreddin, senza perdersi d’animo, aggiunge dell’acqua alla pentola e divide il suo sempre più misero pasto in compagnia del vicino del vicino del cugino.
Al quarto giorno, la scena si ripete. Bussano alla porta: «Salve! Sono il vicino del vicino del vicino del cugino che vi ha offerto il pollo». «Benvenuto», gli risponde Nasreddìn. Poi va in cucina, riempie la pentola di acqua e la mette sul fuoco. Quando l’acqua comincia a bollire, la versa nel piatto e la offre al visitatore importuno. L’uomo porta il cucchiaio alle labbra e comincia a imprecare: «Non so che farmene di un piatto d’acqua calda!». E Nasreddin: «Non è acqua, bensì brodo del brodo del brodo del pollo che mi ha offerto mio cugino».
