martedì 12 maggio 2015

La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon


Fondendo la sagacia di Fred Vargas e l’umorismo di Malvaldi, Alessandra Selmi (r)innova la tradizione italiana del giallo regalandoci una coppia di protagonisti irresistibili: l’erudita barbona Bianca e lo sbirro tamarro Alex, alle prese con la loro prima indagine congiunta nel suo romanzo "La terza (e ultima) vita di Aiace Pardon" (Baldini & Castoldi).

La nebbia autunnale avvolge Milano quando Aiace Pardon, un mite senzatetto che vive e mendica presso la stazione Centrale inizia a ricevere strane donazioni: prima 5, poi 10, 20 e 50 euro. Il vecchio è quasi cieco e del misterioso benefattore vede solo la punta delle scarpe, eleganti e lucide anche nei giorni di pioggia. Quando 100 euro cadono nel bicchiere dell’elemosina il gioco giunge al culmine e il barbone, poco dopo, sparisce. È stato ucciso dall’uomo con le scarpe lustre? Ne è convinta una senzatetto sua amica, che si reca alla Polizia a denunciarne la scomparsa. Il commissariato al completo si raduna ad ascoltare la deposizione della donna, tanto ripugnante nell’aspetto quanto colta e raffinata nei modi, ma proprio questa stranezza – un ossimoro, direbbe lei – fa sì che nessuno la prenda sul serio. Aiace Pardon sarebbe destinato a rimanere l’ennesimo clochard dimenticato, se le parole di «quella palla da bowling che ha mangiato un dizionario» non colpissero Alex Lotoro, un giovane sbirro che della vecchia è l’esatto opposto. Iniziano così le indagini che porteranno i due a scavare nel passato di Aiace, fino alla scoperta della verità.
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