giovedì 8 gennaio 2009

Il maestro Duccio Guidotti


1958 - Laura che stira

"La vanità è uno sprone e un modo per migliorarmi": il maestro Duccio Guidotti, con i suoi splendidi 88 anni, ci accoglie nella sua casa della Balduina, a Roma, con un sorriso e i suoi occhi divertiti, gentile e affabile, ed estremamente disponibile a fare quattro chiacchiere e lasciarsi fotografare. Tenuta da lavoro, con cappello di lana giallo e zinale blu, le mani sporche di pittura, un grande quadro sul cavalletto in preparazione, con raffigurati la Madonna e il Bambinello, circondati dagli angeli. Tecnica utilizzata, olio su oro zecchino: una meraviglia.

Sono 75 anni che Duccio dipinge, e la scorsa estate ha esposto le sue opere a Palazzo Venezia, a Roma, in una mostra curata da Massimo Riposati, raccogliendo un grande successo di critica e pubblico. Molte le opere di guerra ("Ricevo 10.000 lire al mese per essere stato al fronte 7 anni" spiega Guidotti, pittore di guerra e prigioniero fino al 1947), ma anche ritratti della nonna (una delle prime opere), del padre (somiglianza incredibile) e di se stesso, in abiti sia civili che militari.

Ma soprattutto raffigurazioni dell'amata moglie Laura, seria in un bel vestito nero o sensuale mentre stira una camicia, nelle calde mura domestiche. Moltissimi volti e figure, rappresentazioni oniriche, paesaggi e schizzi a carboncino, nudi di donna. Negli anni la tecnica evolve, ma alla domanda: "Come è cambiato il suo modo di dipingere?" risponde: "E' difficile da spiegare, e quindi mi rifaccio ad uno famoso storico dell'arte che un giorno ha detto che non esistono diversi stili per i pittori, ma ne esiste uno lungo tutto il corso di una vita. Si è abituati ad immaginare parallelismi storici fra più autori per comodità: l'inferno del Signorelli (Luca da Cortona), ad esempio, non è assolutamente paragonabile all'inferno di Michelangelo, quasi suo coevo. Il primo immagina un inferno con forconi e urla, uomini disperati e nudi (l'affresco si trova nel Duomo di Orvieto, ndr), con il clero al di fuori della mischia (non è destinato all'inferno), con i vestiti; il secondo, invece, nella sua opera (il Giudizio Universale, Cappella Sistina) coinvolge tutti in un vortice, le anime che sono nude, indistinte e indistinguibili le une delle altre. Quelle che andranno all'Inferno sono terrorizzate, Cristo è al centro e al suo fianco c'è la Madonna, rassicurante. Lo stile, la visione, il senso in questi due artisti è diverso: Buonarroti rende uguali le persone di fronte al giudizio divino".

Le tele di Duccio Guidotti (vero nome: Guido Guidotti, che lui stesso definisce: "privo di fantasia") sono preziose, sia per la lavorazione che per i materiali usati, e privilegiano la persona, il nudo, ma raffigurano anche suggestivi paesaggi o visioni (come la serie dedicata alle antenne in città). Non solo quadri, ma anche affreschi, in Italia e all'estero (uno degli ultimi, nel 2001, nell'amata Bolsena, nella sala comunale, con la rappresentazione delle Quattro stagioni). 

E a chi gli chiede cosa significhi dipingere dopo tanti anni, risponde placido: "Non conosco la vita senza pittura".

Germana Brizzolari
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