mercoledì 27 maggio 2009

Cognome di papà o mammà?


"Nell'Italia delle troppe leggi esistono vuoti normativi che si trascinano da anni nell'indifferenza consapevole del legislatore". E' diretta come sempre la senatrice Donatella Poretti, segretaria della commissione Igiene e Sanità per i Radicali - Pd. In questo caso si riferisce alla questione del "doppio cognome", cioè della possibilità di dare anche il nome della madre al nascituro. "Quello che e' accaduto a Salerno è emblematico - prosegue la parlamentare -. Un bimbo nasce nel 1990 e prende il cognome della madre. Nel 1994 il padre naturale lo riconosce e nel 1997, su istanza dello stesso padre, il ragazzo cambia cognome assumendo solo quello paterno. Nel 2000 la corte d'Appello di Salerno conferma. Nel 2001 la Cassazione riapre il caso e stabilisce che il cognome debba essere quello materno e nel 2002, dopo l'adeguamento della corte d'Appello di Salerno il ragazzo torna a chiamarsi col cognome della madre".

Ma non è finita qui: nel 2007 la corte d'Appello di Napoli ha stabilito che il ragazzo deve portare il cognome materno seguito da quello paterno. Il ragazzo, che aveva 17 anni e voleva solo il cognome materno, ha presentato quindi ricorso in Cassazione che, con la sentenza n.12147, ha respinto la richiesta: se vuole cambiare cognome si deve rivolgere agli uffici dello stato civile, come prevede il decreto parlamentare 396 del 2000. Per Poretti, dietro questa vicenda si nasconde il modello maschilista della famiglia patriarcale, che "sembra difficile da intaccare. Non si capice perchè i figli non possano chiamarsi anche o solo con il cognome della madre. Si può arrivare così alla degenerazione giudiziaria del nostro caso, per cui un padre che riconosce un figlio naturale dopo alcuni anni può spazzare via il cognome della madre, perfino contro la volontà del ragazzo ormai diciassettenne. Una mio disegno di legge giace nei cassetti del Senato, dopo una "quasi approvazione" alla Camera nella scorsa legislatura. Di fronte a questa mostruosità credo sia proprio il caso di ritirarlo in gioco".

Germana Brizzolari
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