giovedì 29 settembre 2016

I miei genitori non hanno figli


«Ci sono figli di colleghi di mia mamma piú bravi di me in qualsiasi cosa, 
piú educati, meglio pettinati, meglio vestiti, piú svegli, affettuosi. 
Ci sono figli di colleghi di mia mamma che, forse, 
sono anche piú figli di mia mamma rispetto a me».

In libreria il divertente - e dissacrante - volume di Marco Marsullo, giovane scrittore napoletano: “I miei genitori non hanno figli” (Einaudi). Un diciottenne prende la parola e fa a pezzi il mondo degli adulti e i propri genitori, smascherando la fragilità di una generazione che non è mai davvero cresciuta. Del resto i genitori sono uguali ai bambini, bisogna prenderli come vengono. Una commedia corrosiva e tenera, sghemba come tutte le famiglie, dove bisogna adattarsi «l'uno alla forma sbagliata dell'altro per non sparire del tutto».

Dicono che fare il genitore sia il mestiere piú difficile del mondo, ma nessuno ricorda mai che fare il figlio non è proprio una passeggiata. Soprattutto quando hai diciott'anni e i tuoi genitori pretendono tu sappia già scegliere cos'è meglio per la tua vita, anche se la loro non sembra esattamente quella che avevano immaginato. E allora li osservi muoversi in quel microcosmo fatto di amicizie che possono tornare utili, di colleghi che hanno solo figli geniali, al contrario di te, di solitarie battute di caccia in Lettonia e turn over di fidanzati, e quasi ti arrendi all'idea che sarai proprio tu il loro ennesimo fallimento.
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