"Buco", inviato speciale, menabò, bozza, tiratura. Enrico Franceschini, con il suo "Scoop", per Feltrinelli, ci porta in un mondo che appare ormai molto lontano, quello di un giornalismo magico, sornione, scanzonato. Due protagonisti, uno latente, uno "in prima linea" - uniti da un curioso destino - accompagnano i lettori nel Cusclatàn, remoto Paese dell'America Latina vicino al golpe (ma sarà vero?) fra alberghi a 5 stelle, guerriglieri, puttane, alcol e sigarette, ma anche ingegno, cameratismo e fantasia tipicamente italici. Tutto nasce in un salotto bene della Milano di qualche decennio fa, grazie a un contessa e a un famoso direttore di giornale, un po' distratto però, e arriva addirittura in Malesia, con il lettore che assiste alle avventure di Andrea Muratori prima sorridendo, poi sghignazzando, poi ancora diventando improvvisamente serio e amareggiato. Con una scrittura agile, intelligente, divertente, Franceschini - appunto inviato e corrispondente per "Repubblica" a Washington, Gerusalemme, Mosca New York e Mosca - racconta un mondo che non c'è più, lasciando a noi il dilemma: va bene così, o era meglio prima? Romanzo delizioso, per tutti, ma che gli "addetti ai lavori" adoreranno.