sabato 13 dicembre 2008

Roma:stato di calamità e piena del Tevere

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Giovedì 11 dicembre i romani si sono svegliati letteralmente sommersi d'acqua: dopo giorni e giorni di pioggia ininterrotta, di notte era piovuto l'equivalente di quanto piove in tutto dicembre.

E la città - i suoi tombini, le sue strade e marciapiedi, alcune costruzioni - non hanno resistito. 


Traffico in tilt, mezzi pubblici paralizzati, tempi di percorrenza quadruplicati quando non decuplicati. Per percorrere brevi tratti del Grande Raccordo Anulare - dove i mezzi di soccorso occupavano in lunghe file ininterrotte la corsia d'emergenza, con a bordo addirittura gommoni - si sono impiegate anche tre ore. Fermate della metropolitana chiuse per alluvione, uffici semideserti, linee telefoniche interrotte, lampioni spenti. Uno spettacolo non degno di una capitale europea come Roma, anche per la totale assenza di informazioni sulle rarissime paline luminose che, invece, dovrebbero informare tempestivamente sulla situazione del traffico e per il numero del tutto insufficiente di vigili urbani e forze dell'ordine presenti in strada. 


Se si fosse trattato solo di questo, sarebbe stata l'ennesima, amara riprova che questa città -chiunque siano i suoi amministratori - è inadeguata ad essere una metropoli del terzo millennio. Ma è morta una donna, quella notte, anzi quella mattina all'alba. Bruna Carrara andava al lavoro, come tutti i giorni, con la sua macchina. Si è immessa nel solito viadotto vicino casa, ed è annegata. Nella sua Twingo. Con accanto il telefono con il quale aveva chiesto aiuto fino all'ultimo all'amica. Sommersa da quattro metri d'acqua che non erano defluiti nel tombino. 


Nonostante questo lutto della città - e delle istituzioni, che evidentemente non sono in grado di garantire la sicurezza dei cittadini - venerdì 12 dicembre (giorno in cui si attendeva l'esondazione del fiume Tevere in alcuni punti) come previsto, oltre allo sciopero "generale" indetto dalla sola Cgil (revocato, con senso di responsabilità, per i servizi di trasporto pubblico) si è tenuta una manifestazione per le vie centrali della città, ancora sommerse d'acqua e sferzate dalla pioggia battente. In uno stato di calamità naturale il sindacato, e suoi sparuti rappresentanti ed iscritti, hanno continuato a pensare solo ai loro piccoli, parziali interessi, dando il colpo di grazia ad una città agonizzante. Quando è l'interesse di poche migliaia di persone a prevalere rispetto ai diritti di svariati milioni di cittadini non si tratta di democrazia, ma di oligarchia.


Germana Brizzolari

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