mercoledì 25 aprile 2012

Gli amanti del bòcolo


Tradizione veneziana ancora molto rispettata è quella del bòcolo, il bocciolo di rosa che il giorno di San Marco - il 25 aprile - ogni veneziana riceve dall’amato. Una consuetudine sulla quale esiste una bella leggenda. Viveva a Venezia Maria, della ricca e nobile famiglia Partecipazio. Era straordinariamente bella, con due occhi ardenti che le avevano meritato il soprannome di Vulcana. Occhi che aveva solo per il suo amato, Tancredi. Un amore ricambiato, di quelli che sbocciano al primo sguardo e ti accompagnano una vita intera. 

Tancredi, poi, era bello, buono, gentile. Ma (c’è sempre un “ma” nelle belle storie d’amore) faceva il cantastorie; in poche parole era uno spiantato, agli occhi del padre di lei. Per messer Partecipazio, infatti, quell’unione era una seccatura: imparentarsi con un poveraccio non rientrava nei suoi piani. Fu così che Maria ebbe l’idea di fare di Tancredi un soldato. Ma non uno qualsiasi: il suo amato sarebbe partito al seguito di Carlo Magno: “Conosco il tuo valore - gli disse - e sono sicura che combattendo contro i mori potrai trovare la gloria che ripaghi le ambizioni di mio padre. Quanto a me, amore mio, non potrò far altro che aspettare il tuo ritorno”. 

Fu così che Tancredi raggiunse i Paladini di Francia e, armato più dei suoi sentimenti verso la veneziana che non di spada e scudo, si fece onore davvero! Non c’era battaglia nella quale non si distinguesse. In pochi mesi, divenne il terrore dei mori e l’eroe dei cristiani, combattendo fianco a fianco con Orlando, Rinaldo e gli altri. Ora di lui, cantastorie, erano gli altri menestrelli a tramandare le gesta raccontando come - eroe venuto dal mare - fosse in grado di contrastare interi eserciti. 

A sentire quelle storie, damigelle di ogni dove languivano d’amore per il “loro” Tancredi. Figurarsi Vulcana! Era l’innamorata più felice che esistesse; anche i suoi occhi erano più caldi e sfavillanti che mai. La ragazza aveva visto giusto... Messer Partecipazio non stava nella pelle: presto quell’esemplare di guerriero sarebbe diventato suo genero! Ma le settimane passavano e di Tancredi non vi era più notizia finché, un giorno, i Paladini arrivarono a Venezia. Nessuno li aspettava, e la gente accorse a vedere i suoi eroi. C’erano tutti: Orlando, Rinaldo, Grifone, Aquilante, Brandimarte e gli altri - giovani, bellissimi e terribili - ma Tancredi non era tra loro. 

Raggiunta Maria, fu Orlando a raccontarle la sorte del suo grande amore: Tancredi, il fiero compagno di tante battaglie, era rimasto isolato nel corso di un combattimento, ed era stato colpito da una lancia. Troppo tardi Orlando era riuscito a farsi spazio tra il cozzare di armi e il sibilare di frecce: prima di morire Tancredi aveva staccato un bocciolo di rosa, lo aveva bagnato con il suo stesso sangue e lo aveva consegnato al compagno d’armi perché lo portasse a Venezia, alla sua amata. Vulcana non disse una parola: prese il suo avvizzito pegno d’amore e si ritirò, impietrita dal dolore. 

Nessuno disse nulla, ma fu chiaro che non sarebbe sopravvissuta. La trovarono più tardi, abbandonata dolcemente sul suo letto: Maria aveva raggiunto il suo Tancredi. Tra le mani, un bocciolo di rosa rosso sangue, tornato fresco come se fosse stato appena colto. Era il 25 aprile, il giorno di San Marco. Da allora a Venezia, ogni uomo offre alla sua donna il bòcolo, simbolo dell’amore che non si spegne, di un sentimento che non conosce il tempo e le età della vita.

Alberto Toso Fei 
da Il Gazzettino di sabato 21 aprile 2012 
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