mercoledì 31 ottobre 2012

Nasreddìn: Un letto a… quattro piazze!



A Nasreddìn muore la moglie. 

Gli amici e i vicini si fanno in quattro per procurargliene un’altra, di modo che il vecchio mullà non si intristisca troppo. Gli trovano una vedova e lo convincono a sposarla. Ma la vedova in questione è ancora molto legata al suo defunto marito, sicché la prima notte di nozze, non fa che ripetere al povero Nasreddìn: «Mio marito era così, mio marito era cosà». 

Nasreddìn, da vero gentiluomo, non fiata e aspetta che la donna perda questa sua abitudine. Peccato che la scena si ripeta. Ogni sera, la stessa cantilena: «Mio marito era così, mio marito era cosà». Dopo una settimana, Nasreddìn è ormai intenzionato a restituire alla donna pan per focaccia e comincia, pure lui, a tessere le lodi della sua defunta moglie: «Mia moglie era così, mia moglie era cosà», sperando che la sua attuale consorte capisca di essere stata inopportuna e la smetta con quella tiritera. Inconsolabile, la vedova non se ne avvede e, anzi, prosegue imperterrita a lodare l’ex-marito. 

Finché, una sera, ormai stufo, dopo essersi coricato a letto, Nasreddin si gira bruscamente e strattona la donna, che cade sul pavimento lamentandosi con lui: «Ma insomma, Hodja! Perché non stai attento a come ti muovi? Non vedi che mi hai fatto cadere dal letto?». 

Al che, Nasreddin: «Scusami tanto, ma non è di certo colpa mia. La verità è che in questo letto siamo troppi e non c’è più un millimetro di spazio disponibile. Ci sei tu e ci sono io (e questi fanno due). Se poi ci aggiungi il tuo defunto marito e la mia defunta moglie, arriviamo addirittura a quattro!».


Angelo Iacovella
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