sabato 10 maggio 2008

I redditi degli Italiani

In questi giorni leggiamo un po' ovunque, dal web alla carta stampata i redditi delle persone più o meno note d'Italia.

Ma chi ha avuto modo di avere sotto gli occhi i file messi on-line dall'Agenzia delle Entrate con i redditi 2005 di 38 milioni di italiani si è - soprattutto - sbizzarrito a cercare quanto avevano guadagnato i "vicini di casa" o i conoscenti. E in molti casi le sorprese non si sono fatte attendere: si è scoperto che il farmacista di fiducia, in una grande città, guadagna circa 150mila euro (la farmacia fattura invece svariati milioni di euro), mentre il preside della facoltà del figlio (che ha anche una carica istituzionale) supera i 400mila euro l'anno. A Roma giornali e televisioni la fanno da padroni, e un redattore ordinario della Rai guadagna circa 60mila euro lordi l'anno (netti sono circa 40mila euro, più di 3.000 euro al mese più tredicesima e quattordicesima); un vicedirettore intasca 253mila euro (netti 153mila); un conduttore televisivo di punta 100mila (netti 60mila). Vanno meglio le cose per i direttori: per non fare nomi, chi era alla guida del Tg1 e del Tg2 nel 2005 ha intascato rispettivamente 869mila euro (netti mezzo milione l’anno) e 362mila (netti poco più di 200mila). Una penna del Corriere della Sera invece si ferma a 80mila euro, anche se, per lui, i superfestivi, (1° gennaio e 1° maggio, Pasqua, Ferragosto) non valgono il 360% dello stipendio giornaliero. A Repubblica un caposervizio "anziano" intasca 108mila euro lordi (un po' meno di 70mila netti), un caporedattore poche migliaia di euro in più, ma il direttore “balza” a quota 463mila, 280mila euro netti portati a casa ogni anno.

Saranno una casta anche loro? Molto probabilmente sì, anche perché l'accesso alla professione giornalistica, anche per chi abbia superato l'esame di Stato è praticamente impossibile: ci si ritrova a lavorare come free lance (sottopagatissimi) o come addetti stampa al di fuori dei contratti giornalistici. Un noto scrittore denuncia un milioncino di euro, un conduttore (o presentatore che dir si voglia) quasi 10 milioni (!), un comico non più in auge oltre 220mila. Non si può dire che queste persone abbiano delle responsabilità professionali molto "serie": se sbagliano un libro o se un articolo non è scritto benissimo, non muore nessuno e domani non se ne parla più. Altre categorie invece hanno - per lavoro - responsabilità penali: è il caso ad esempio di un quadro o un dirigente  delle Ferrovie dello Stato o della tanto bistrattata Alitalia. I loro redditi compensano questo rischio? Molto spesso no: i più guadagnano fra i 35mila e i gli 85mila euro lordi, che diventano nel primo caso 1.800 euro netti al mese o 3.300. Stipendi discreti, certamente, ma se un operaio si fa male sui binari vengono iscritti nel registro degli indagati e passano ben più di un guaio.

Ma rimaniamo ai fatti. Sempre a Roma, il nostro baldo investigatore comincia a controllare qualche professionista di cui si serve, ad esempio l'avvocato. Non andiamo bene: poche decine di migliaia di euro ciascuno per i primi due avvocati che sono venuti in mente. é allora la volta del dentista, con barca annessa: 53mila euro lordi, circa 37mila netti.... Un po' pochini, non c'è che dire, soprattutto pensando allo studio e a come (e da chi) è frequentato. E l'oculista, che ha corretto la miopia al figlio di amici e che ha posto la solita, mitica alternativa: 3mila euro senza fattura, 4.500 con? C'è da restare secchi: un lordo di 66mila euro, imposte per 18mila e un reddito da impresa di 85mila euro. Chissà questo signore come avrà fatto a comprarsi 3 case, fra cui una spettacolare villa al mare? E come farà a mantenere l’ex moglie, due figlie, ad avere la barca, la jaguar.... Chi manca? Il commercialista e il notaio. Tanti i conoscenti che esercitano il primo lavoro, ma tutti denunciano redditi da impiegati. Nella seconda categoria qualche onesto forse si trova anche, ma noi non li conosciamo, e quindi anche qui quanto appare all'Agenzia delle Entrate è solo un pallido ologramma della realtà.

Verrebbe anzi da chiedersi come mai la Guardia di Finanza o gli Ispettori dell'Agenzia delle Entrate non usino questo stesso sistema di controllo "spurio", per conoscenza diretta, per fare due conti in tasca alle persone. Sarebbe sufficiente prendere il bel file che si è voluto pubblicare in rete, importarlo in excel, selezionare la categoria "730" (lavori dipendenti) ed eliminare dai controlli i dipendenti, gli unici che devono pagare le tasse fino all'ultimo euro. E poi buttare al mare gli studi di settore, se questi sono i risultati e incrociare le professioni e il livello di vita. Ci si accorgerebbe ad esempio che i redditi dichiarati dall'ex moglie, che lavora in nero in un'agenzia immobiliare ed ha due case di proprietà (per una paga anche un mutuo di circa mille euro al mese), non esistono: la signora non appare proprio negli archivi dell'Agenzia. Lei, poverina, non ha e non ha mai avuto un reddito. E come farà allora ad avere la baby sitter, ad andare in vacanza in Corsica e a Madonna di Campiglio, a cambiare la macchina ogni due anni, ad andare dal dietologo? Intanto, al povero marito succhia ogni singolo euro, con il beneplacit del giudice (donna, che a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre si indovina) che ha emesso la sentenza di divorzio (la solita fotocopia capestro sulle spalle di tutti gli ex mariti) costringendolo a dormire in un dormitorio comunale. Ma tant'è... Fino a che non si vuol controllare…

Germana Brizzolari

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