mercoledì 16 luglio 2008

In difesa del libro

Siamo “tutti” potenziali scrittori, ma questo non vuol dire che “tutti” dobbiamo pubblicare le nostre parole. Le più grandi opere di scrittori che hanno fatto la nostra letteratura spesso sono rimaste inedite o pubblicate postume. Non è esatto dire “se l’hai scritto, va stampato”, come cita la campagna pubblicitaria del sito www.ilmiolibro.it, una delle ultime versioni di self-publishing. Questo sito permette di trasformare i manoscritti di chiunque in libri, attraverso pochi passaggi e direttamente in rete, sia che si tratti di poesie, romanzi, diari, tesi, lezioni o ricette. L’autore ne sceglie il formato, la copertina e il prezzo di acquisto, e lo piazza nella vetrina virtuale del sito, rendendolo acquistabile online. Il tutto senza passare da un editore, un lettore, un correttore di bozze, come se queste figure non avessero più motivo di esistere. Io scrivo ed io mi pubblico. 

Questo il dictat della tendenza dell’editoria, la stessa sulla quale fanno gioco molte piccole e medie case editrici che si spacciano come fautrici di autori emergenti. Una su tutte il Filo (www.ilfiloonline.it  i cui accordi di edizione prevedono che, per la collana Voci Nuove, “l’autore acquisti direttamene dalla casa editrice un quantitativo prefissato di copie del suo libro” pari a 150 per un totale di 1.800 euro. Ogni mese o due, su tutti i maggiori quotidiani nazionali, il Filo annuncia, da un evidente quadratino in rosso, che è alla ricerca di scrittori nuovi (l’ultimo bando scadrà il 31 luglio) e una volta che ha ricevuto il manoscritto invia un contratto dove comunica al nuovo Baricco degli anni 2000 “Le scriviamo dopo aver letto con interesse la Sua Opera, che ha inviato in esame alla nostra casa editrice e che ci ha ben impressionato. Di qui la convinzione che il Suo lavoro sia pronto ad entrare nel nostro progetto di pubblicazione e lancio di nuovi autori”. Se veramente fosse così perché non investire interamente sul giovane autore?
Niente da dire sulle nuove forme di business intraprese dall’editoria, sui nuovi successi del marketing dell’e-book o dell’e-commerce, e soprattutto niente di personale contro www.ilmiolibro.it o il Filo, perché come loro www.lulu.com, www.autorinediti.it, www.altromondoeditore.com e tanti altri, mentre esprimerei qualche perplessità sulla perdita del valore e dell’entità del libro. La scrittura è riflessione e attenzione, ma soprattutto è dialogo e confronto, non è mai stata monologo. Io scrivo, tu leggi e poi ne discutiamo. Come si può pensare di essere i migliori giudici di noi stessi e decidere da sé di pubblicarsi? Veramente si vuole arrivare a far pensare che la figura dell’editore sta perdendo la sua importanza, anzi il suo stesso ruolo (anche se ultimamente molte scelte editoriali sono criticabili per la loro commercialità e il poco coraggio). Scrive Alda Merini ne La vita facile “…i libri sono tanti figli che vanno per la loro strada e che sposano tante altre persone. Si diventa madre di una selva di lettori da cui poi uscirà il nuovo genio. Tu speri in questo, ma hai anche paura di doverti fronteggiare con lui”. La paura del confronto è umana, ma necessita est. 

Veramente vogliamo credere che un autore che auto-compra parte delle copie del proprio libro faccia il suo stesso successo, regalandole a parenti e amici? Lasciamo agli editori la possibilità di giudicare, e magari anche di sbagliare la scelta di non pubblicare un manoscritto, e accettiamo eventualmente di sentirci dire di aver scritto qualcosa che non merita di essere pubblicato. Rammentiamo che un libro porta con sé un valore etico legato al sapere e che soprattutto deve avere rispetto per il lettore, al quale si deve tornare a dare la gioia di assaporare un libro toccandolo. Un libro è poesia, sia che si tratti di un saggio, che di un ricettario. Torniamo a farlo vivere nelle librerie, dove si può andare ad odorarlo, a goderne del piacere di aprirne uno a caso, cadendoci dentro, rapiti da una pagina ricca di intensità e di vissuti. Nessun rimprovero per i business intelligenti e “scafati” nel cogliere onde di protagonismo e di frustrazioni di scrittori in fasce, ma solo una romantica lancia in difesa del libro stampato e pubblicato da un editore che ha rischiato di investire.
 Lorenza Fruci
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