lunedì 7 dicembre 2009

Mistica Fascista: storia, non politica


Un titolo così ( Niccolò Giani e la Scuola di Mistica fascista - Mursia, 2009) non può non fare effetto, in un Paese "ben pensante" come il nostro, dove gli estremismi e i regimi da condannare hanno un solo colore politico. Ma Tomas Carini, trentaseienne di Torino (laurea in filosofia e lavoro in una multinazionale) ci tiene a precisare: "Il mio interesse, il mio libro, riguarda la Storia, non la politica, tanto è vero che pochi giorni fa ho rifiutato di presentare il mio volume a CasaPound (il centro sociale di destra nato nella Capitale alcuni anni fa, ndr). Non voglio farmi tirare per la giacchetta da una parte o dall'altra, non voglio aderire a nessuna campagna politica. Ad opera dell'altro "fronte politico", ad esempio, ci sono stati problemi alla presentazione del libro nel comune di Chivasso", occasione in cui una certa sinistra miope mi ha definito "fascista" perché ho studiato l'ideologia fascista dei mistici e le sue radici culturali.

Cos’è la mistica fascista?

L’ideologia di un gruppo ristretto di giovani fascisti fortemente nazionalisti, che avevano come obiettivo la rinascita dell’Italia attraverso il richiamo al mito di Roma come sintesi di Chiesa ed Impero. Il nemico è tutto ciò che è anti-nazionale ed estraneo ai concetti di italianità, fedeltà, spirito di sacrificio, coraggio, onore, gerarchia, superiorità della politica sull’economia e dei doveri sui diritti. E nemici erano i borghesi, gli ebrei…

Perchè un libro su questo tema?

All’Università, preparando un esame di Storia, mi sono “imbattuto” in Niccolò Giani, del quale mi ha subito colpito il modo deciso di vedere la vita, basato sulla forza di volontà che consente di superare qualsiasi ostacolo. Altro temi affascinante sono la Fede, inflessibile, e ricerca dell assoluto. I mistici erano degli anticonformista già all’epoca, e Giani, nato i primi del ‘900 vicino Trieste è una figura da studiare, nel bene e nel male: morto a soli 32 anni dopo aver trascorso un esistenza all’insegna del volontarismo attivistico (in Abissinia nel 1936, in Francia nel 1940 e in Grecia-Albania nel 1941). Giornalista e direttore del quotidiano di Varese “Cronaca Prealpina”, docente all’Università di Pavia, ottenne anche medaglie al valore militare. Il libro di oggi è la rielaborazione della mia tesi di laurea, per far riascoltare alcune voci dimenticate dalla storia, senza esaltazioni o demonizzazioni. Per questo chi oggi vuole usare il mio testo, al fine di una “riattualizzazione politica” di quella ideologia, mi trova comunque in disaccordo, a causa della componente razzista ed antisemita. La mia è una ricerca storico-filosofica, non la base per un programma di azione politica. Sono passati settanta anni, ma non c’è ancora la serenità e la distanza ideologica per affrontare questi argomenti.

Germana Brizzolari

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