In Italia la gestione dei rifiuti meno funziona e più la si paga, e le tariffe sono fuori controllo: negli ultimi 5 anni, aumenti record a Salerno (+97,7%), Reggio Calabria (+96,3%), Napoli (+79,5%), Roma (+53%), Imperia (+41,4%). E in altre 10 città gli incrementi superano il 30%. Nel capoluogo partenopeo, la spesa annua per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ammonta a 508 euro, record nazionale, il quadruplo rispetto alla città meno cara d’Italia, Isernia (122 euro). Tra i 10 capoluoghi con le tariffe più alte, solo tre non sono al Sud: Roma (378 euro), Carrara e Venezia (346 euro). Sono i risultati dello studio realizzato dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva, un’analisi a carattere nazionale del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani in termini di costo sopportato da una famiglia-tipo di tre persone con reddito lordo complessivo di 44.200€ ed una casa di 100 metri quadri. L’indagine ha riguardato tutti i capoluoghi di provincia (ad eccezione di Alessandria) nel 2011, ed è disponibile on line sul sito.
In generale, la media annua più alta si registra in Campania (378 euro), la più bassa in Molise (146,5 euro), a dimostrazione di una marcata differenza tra aree geografiche del Paese che trova conferma anche all’interno di una stessa Regione: in Lombardia, per esempio, a Milano (262 euro) la Tarsu arriva a costare quasi il doppio della Tia pagata a Brescia (134). Lo stesso dicasi in Sicilia, dove la Tarsu pagata a Siracusa (407 euro) supera di 165,5€ la Tarsu pagata a Caltanissetta, o in Toscana, dove la Tia pagata a Livorno (304,5 euro) supera di ben 127,5€ la Tia pagata a Firenze (177€). E ancora, in Campania, la Tarsu ad Avellino è di ben 287€ inferiore rispetto a quella pagata a Napoli, mentre in Calabria la Tarsu pagata a Crotone è di 109€ più alta di quella pagata a Vibo Valentia (176€).
Italia che vai, rifiuti che trovi: Il Sud ne produce di meno ma gli costano di più: in media, per pagare la bolletta dei rifiuti si spende di più nelle regioni del meridione (€264), dove l’aumento rispetto al 2010 è stato dell’1,5% (+15% rispetto al 2007); seguono le regioni centrali (€252), +2% rispetto al 2010 (+14,5% rispetto al 2007) e il Nord Italia (228€) con un +2,2% rispetto al 2010 (+12% rispetto al 2007). Di contro, è il Centro che registra la media più elevata in quanto a produzione pro capite di rifiuti: (604 kg), seguito da Nord (530kg) e Sud (493 kg). I virtuosi della raccolta differenziata, invece, sono le regioni del Nord, nettamente avanti (48%, sostanzialmente in linea con quanto stabilisce la legge) rispetto a Centro (25%) e Sud (19%).
In media, in un anno la nostra famiglia-tipo ha sostenuto nel 2011 una spesa di 246 euro per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con un aumento del 2,1% rispetto all’anno precedente. Inoltre, dal 2007 al 2011 l’aumento è stato in media del 14%. Cinque le città che nell’ultimo anno hanno fatto registrare incrementi record, superiori al 20%, rispetto ad un anno fa: Foggia (+30,4%), Venezia (+28,1%),Sassari (+26,8%), Vibo Valentia (+24,4%) e Macerata (+22,7%). In altre sei città, gli incrementi sono superiori al 10%. In negativo, da segnalare anche il ritardo con il quale i capoluoghi di provincia hanno adottato la Tariffa d’igiene ambientale (Tia), introdotta dal Decreto Ronchi nell’ormai lontano 1997: sono solo il 43%, mentre la maggioranza dei capoluoghi (57%) è rimasta fedele alla Tarsu (Tassa smaltimento rifiuti solidi urbani).
Le 10 città più costose: Napoli (508), Salerno (421), Siracusa, Catania (396), Caserta, Roma, Carrara, Venezia (346), Benevento, Agrigento (338). Le 10 più economiche: Isernia (122 euro), matera, Brescia (134), Pordenone, Viterbo, Cremona (160), Udine, Novara, Ascoli Piceno (169), Campobasso.
“La gestione del ciclo dei rifiuti è emblematica delle tante contraddizioni di cui è vittima il nostro Paese - commenta Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva - il servizio non migliora mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori. In particolare, le tariffe aumentano di più nelle zone del Paese a più basso reddito: negli ultimi 5 anni, sono aumentate mediamente del 44% in Campania e del 20% circa in Calabria. Da Sud a Nord, gli incrementi si registrano ovunque, a dimostrazione della mancanza di una politica nazionale della gestione dei rifiuti, capace di legare gli elementi di costo ad elementi di qualità del servizio, a tutto vantaggio di chi continua ad operare in assoluta assenza di trasparenza. La conseguenza di tutto ciò è che in Italia più del 40% dei rifiuti va ancora a finire in discarica, la raccolta differenziata stenta al Centro e al Sud e il coinvolgimento dei cittadini nella valutazione del servizio, previsto dal 2008, è ancora un’utopia”.