sabato 21 dicembre 2013

Guida alla Roma Ribelle


“Roma gode, o subisce, una fama di città sorniona, che ha visto tutto ed è capace di vedere tutto senza scomporsi. Una specie di torbida acqua cheta. Ma basta fermarsi un attimo ed ecco che vengono fuori le tensioni, i conflitti, di una città drammaticamente divisa e per questo viva e affascinante.” Alessandro Portelli scrive così nella sua prefazione a "Guida alla Roma Ribelle"  (di Rosa Mordenti, Viola Mordenti, Lorenzo Sansonetti e Giuliano Santoro, edito da Voland).

Da Menenio Agrippa alla Basilica di Massenzio, da Giordano Bruno al cimitero acattolico, dai quartieri popolari della Resistenza alle piazze dei punk, un viaggio attraverso i luoghi "ribelli" che compongono quella parte di città che non viene raccontata normalmente, e che va ben oltre il suo noto centro storico. Roma, qui, rivela la sua vocazione sovversiva e libera, si scopre una città diversa, anche più giovane di quella Caput Mundi alla quale si è abituati.

"La Guida è un libro collettivo in molti sensi - dicono gli autori - perché è scritto da quattro scrittori e assieme a loro da una comunità di fiancheggiatori. Ma anche perché è una raccolta di storie e di luoghi, di racconti che si intrecciano e descrivono la mappa di una città che si può percorrere alla ricerca dei posti o leggere saltellando di pagina in pagina. Non è un libro di Storia, è piuttosto un libro di storie, che usa i luoghi per intrattenere una giusta relazione con il passato: non lo rinnega ma neanche lo mitizza.

Agli artigiani delle piccole aziende manifatturiere e agli operai di mestiere si sono aggiunti nel tempo i tanti che sono scappati dalla fatica delle campagne e dalle restrizioni mentali delle periferie del paese, le moltitudini in cerca di fortuna verso la metropoli, il popolo dell’abisso che ha strappato metro per metro spazi e diritti. Sono arrivati gli studenti universitari e i lavoratori creativi, in cerca di un lavoro nell’editoria o attratti dalle fabbriche dello spettacolo di Cinecittà e della Rai. Gente abituata al fai-da-te: prima c’erano quelli che costruivano le loro baracche a ridosso delle mura storiche, accerchiando la città millenaria. Oggi ci sono gli occupanti di case, che riciclano il patrimonio edilizio dismesso e pretendono diritti di cittadinanza.
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