martedì 28 gennaio 2014

Lazio: migliora la salute delle piccole e medie imprese


La Federlazio ha realizzato la consueta indagine congiunturale sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, effettuata su un campione di 350 imprese associate, sia manifatturiere che dei servizi. Lo studio ha riguardato il semestre luglio-dicembre 2013. L'indagine è stata presentata dal Presidente della Federlazio, Maurizio Flammini, alla presenza, tra gli altri, dell'Assessore regionale allo Sviluppo Economico e Attività Produttive Guido Fabiani e dell'Assessore regionale al Lavoro Lucia Valente.

Nel corso del secondo semestre dell'anno appena trascorso, il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi resta negativo, ma con una lieve attenuazione rispetto alla prima parte del 2013 (da -29,2 a -27,5 punti), grazie soprattutto al recupero degli ordinativi ricevuti dal mercato nazionale (che migliorano di oltre 12 punti, da –47,2 a –34,9). In decelerazione, invece, gli ordini ricevuti dal mercato UE (da +20,0 a +3,7 punti) e da quello Extra UE (da +32 a +15,4). Il saldo di opinioni sull’andamento del fatturato, pur restando negativo, si attenua recuperando oltre 17 punti: da -42,9 passa a -25,4 punti. Anche in questo caso, l’attenuazione del saldo totale è imputabile al relativo miglioramento rilevato per il fatturato realizzato sul mercato domestico (da -44,7 a -32,5 punti). Come per gli ordinativi, anche il dato del fatturato è in calo per quanto concerne il mercato estero, sia UE (da +12,9 a –5,9) che Extra UE (da +23,3 a 0).

Il 24,8% delle imprese ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel secondo semestre 2013 (era il 25,2% nel semestre scorso), mentre si è ridotta le percentuale di imprese che ha aumentato l’occupazione (da dall’8,6% al 4,3%) ma anche quella delle imprese che l’hanno ridotta (da 25,8% a 23,5%). Il saldo di opinioni sull’occupazione, comunque, resta negativo e anzi peggiora di quasi 2 punti, passando da -17,2 a -19,1 punti. Previsioni sui prossimi sei mesi. Riguardo gli ordinativi il saldo di opinione migliora di oltre 23 punti (da –8,3 a +15). Le previsioni sul mercato interno passano da –19,1 a –9,6, quelle sul mercato UE da +30,8 a +46,4 e quelle sul mercato Extra UE da –3,7 a +14,3, guadagnando ben 18 punti. In sintesi, le imprese si attendono una certa ripresa negli ordini dai mercati esteri, ed una attenuazione della situazione di crisi per quel che riguarda il mercato domestico.

Riguardo le previsioni sull’occupazione per il semestre 2014, il saldo atteso migliora passando da –20,6 a –13,7 punti. La percentuale di imprese che ha manifestato l’intenzione di fare investimenti passa dal precedente 26,2% al 28,2%. Tra le principali problematiche segnalate dagli imprenditori al primo posto rimane il “ritardo dei pagamenti da parte dei clienti privati” (segnalato dal 32,2% degli intervistati). Riguardo invece un giudizio su come si stia evolvendo la crisi, dalle risposte continua a prevalere il pessimismo delle imprese, ma con una lieve attenuazione rispetto al primo semestre. Il 61,5% ha dichiarato che “al momento non si intravede alcuna via di uscita” (era il 64,8%), l’11,1% che “il peggio deve ancora venire” (era il13,6%) e il 27,4 che “il peggio è ormai alle nostre spalle” (era il 21,6%).

Le imprese che ritengono di correre seri rischi di chiusura entro i prossimi sei mesi diminuiscono leggermente rispetto al semestre scorso (18,8% contro 20%), a fronte dell’81,2% che non vede questo rischio (era l’80%). La principale azione per contrastare la crisi secondo le imprese rimane quella di ricorrere al “taglio dei costi di gestione”, indicata dal 25% delle imprese (era il 29,3% sei mesi fa). La “pressione fiscale” rimane al primo posto nella lista dei “vincoli” alla competitività con il 31,2% (era il 33,4% sei mesi fa). Infine, alle imprese del campione è stato chiesto esplicitamente di indicare quale azione il Governo regionale dovrebbe mettere al primo posto per uscire dalla crisi. Anche per questo semestre al primo posto assoluto viene indicata la “riduzione delle tasse su impresa e lavoro” con il 70,9% (era 67,2% sei mesi fa). Quindi, di fronte alla urgenza di ridurre le tasse su impresa e lavoro, le altre azioni (eliminare sprechi PA: 6,8%; agevolare credito: 6,8%; incentivare nuove assunzioni: 4,3%; ecc.) sembrano quasi irrilevanti.

Se analizziamo il dato aggregato e ne esaminiamo le diverse componenti, osserviamo che la dinamica del mercato interno permane sì negativa, ma meno del semestre scorso, e quella del mercato estero resta sì positiva, ma un pò meno rispetto all’analogo periodo. Ciò lascerebbe supporre che il mercato domestico – che è stato in questi ultimi anni il vero elemento critico per le imprese – cominci a segnalare qualche lieve movimento. Se poi leggiamo questo dato contestualmente a quello sulle intenzioni di investimento nei prossimi mesi da parte delle stesse imprese e alle risposte alla domanda sulla percezione della crisi, ci accorgiamo che la coltre di nubi, che continua tuttora a ricoprire il cielo sopra le Pmi, sembra assottigliarsi per lasciare spazio a timidi accenni di ripresa. E’ chiaro che, davanti a segnali ancora incerti e che necessitano di ulteriori conferme, sarà decisivo il ruolo dei soggetti politico-istituzionali, che creino un habitat più favorevole allo sviluppo dell’impresa e dell’attività produttiva.

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