Mi chiamo Violette. I miei genitori si
chiamano Emma e Leonard.
I miei fratelli Jean e Augustin. E io non sono mai
nata.
Adesso non immaginatevi
una storia triste,
di figli scomparsi prematuramente e cose del genere.
Tranquilli. Io non sono mai nata
davvero, mai messa al mondo, mai concepita.
Ma fortemente voluta da
tutti.
La vita di Violette è uguale a quella di tante
bambine. Due fratelli, Jean e Augustin, una madre premurosa, un padre
completamente assorbito dal lavoro. Un cane, Javert, conosciuto per caso e amato
all’istante. E tante case: la prima a Roma, poi a Parigi, infine a Plouzané, in
Bretagna, a pochi metri dal mare, il posto migliore per curare le ferite dei
sogni non realizzati. Le giornate di Violette corrono leggere, come quelle
di tanti bambini, tra passeggiate, chiacchiere, giochi e letture. Le notti sono
diverse. Perché Violette non dorme, cammina al buio, i piedi scalzi, l’abito
celeste. Riempie le ore contando i libri dei genitori,
tremilaottocentosettantotto per l’esattezza, sistema tutti i ricordi nel
ricordario, per non perderli più. E ogni giorno guarda il mondo e lo vede
cambiare, le persone vanno a una velocità differente, crescono, invecchiano,
spariscono. Invece lei rimane sempre la stessa, le stesse mani, lo stesso viso.
Perché Violette è la bambina che non c’è. Non è mai nata, è il desiderio perfetto di tutti loro, mamma, papà, Jean e Augustin. Eppure vive, ride, corre, esiste, almeno fino a quando qualcuno continuerà a pensarla. Sulla linea sottile che divide la realtà dal sogno Violette ci racconta un mondo normale e fantastico con una leggerezza pensosa che rende “la frivolezza pesante e opaca”, raccogliendo gli attimi, le emozioni, e i gesti che nessuno riuscirebbe mai a pensare.
Perché Violette è la bambina che non c’è. Non è mai nata, è il desiderio perfetto di tutti loro, mamma, papà, Jean e Augustin. Eppure vive, ride, corre, esiste, almeno fino a quando qualcuno continuerà a pensarla. Sulla linea sottile che divide la realtà dal sogno Violette ci racconta un mondo normale e fantastico con una leggerezza pensosa che rende “la frivolezza pesante e opaca”, raccogliendo gli attimi, le emozioni, e i gesti che nessuno riuscirebbe mai a pensare.
Francesco Carofiglio, con il suo "Voglio vivere una volta sola" (Piemme editore) ha saputo creare un personaggio
incantevole con una voce narrante difficile da dimenticare. Perché ci interroga
inevitabilmente su cosa è davvero reale. Su cosa, alla fine, rimane, quando
tutto sembra svanire.
L'AUTORE
L'AUTORE
Nato a Bari, è scrittore, architetto e
regista. Oltre a L’estate del cane nero, Ritorno nella valle degli Angeli
e Radiopirata (tutti usciti per Marsilio), ha pubblicato per BUR il
romanzo With or without you e nel 2007, per Rizzoli, in coppia con suo fratello
Gianrico, la graphic novel Cacciatori nelle tenebre e nel 2014
La casa nel bosco. Nel 2013, per Piemme, ha scritto Wok, un
romanzo di formazione ambientato negli Stati Uniti.