domenica 22 aprile 2012

La leggenda di Abu ‘Inàn


Io, Abu ‘Inàn, re della dinastia dei Merinidi, valoroso guerriero maghrebino e brillante sapiente, non disdegnavo le belle donne, come si addice a ogni buon credente che si rispetti. D’altronde, non ha forse detto il nostro Profeta (che Allàh lo benedica e lo saluti!) “Tre cose ho amato sopra tutte: le donne, i profumi e la preghiera”? 

Tutto avvenne durante una di quelle feste danzanti che non terminano mai prima dello spuntar dell’alba e dove la poesia e la musica andaluse rivaleggiavano con la scienza e l'erudizione più sfrenate, per il mio unico sollazzo di regnante annoiato. Lei – la futura favorita: una cortigiana di facili costumi! - era stata assoldata dal mio vizìr per intrattenere gli ospiti e, non appena la vidi, le chiesi (anzi, le ordinai) di sposarmi. Tutti i presenti si trovarono d'accordo nel censurare un'unione così scandalosa che avrebbe costituito una vera e propria violazione di atavici costumi. Per non parlare dei pettegolezzi e delle maldicenze che presero a ronzarmi attorno come mosche fastidiose su un piatto di mandorle e miele. 

Le nozze furono comunque celebrate. 

All'atto del mio matrimonio, diedi disposizione di costruire una scuola coranica su di un terreno che, fino al giorno prima, aveva ospitato nientemeno che una discarica pubblica, piena di indescrivibili e maleodoranti sozzure. Attinsi senza remore alle casse del regno e mi adoperai affinché, una volta acquistati i materiali migliori, venissero incaricati all'uopo gli artigiani più noti di tutto il Marocco. In breve volgere di tempo, la costruzione della più raffinata scuola coranica di Fez fu portata a compimento, nella generale soddisfazione. Il giorno dell'inaugurazione del nuovo edificio sacro, espressi il desiderio che alla cerimonia prendessero parte tutti gli imàm e tutti i benpensanti della città. Dopo la preghiera di rito e le solite formule, chiesi a loro apertamente se l'opera in questione fosse conforme o meno alla legge religiosa. I sapienti inturbantati risposero all'unisono in modo affermativo. 

Al che osservai: "Allo stesso modo in cui una discarica è diventata un luogo di culto, non vedo perché una donna di piacere non possa diventare la moglie del Sultano”. Ecco come, secondo la leggenda, Abu ‘Inàn, il più grande dei Merinidi, riuscì a zittire le malelingue e come da un amore scandaloso, trasse motivo per rendere omaggio al Signore dei mondi - l'Eterno! - non senza dare prova di astuzia e insieme di commiserazione per il pregiudizio umano.

Angelo Iacovella 
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