lunedì 23 aprile 2012

Pier Paolo, poeta delle ceneri

Cosimo Cinieri


Pasolini è stato una delle voci più forti e lucide nel denunciare i mali del mondo moderno e la violenza di ogni forma di potere. A 90 anni dalla nascita, Gianni Borgna e Irma Immacolata Palazzo hanno pensato di ricordarlo attraverso uno spettacolo multimediale che ne ripercorre la poliedricità e la personalissima capacità visionaria di sublimare ogni esperienza vissuta. Affidandosi alla voce e alle qualità interpretative di Cosimo Cinieri, sul palcoscenico della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma mercoledì 25 aprile alle 21 debutta "Pier Paolo Poeta delle Ceneri", un affresco della vita e dell’opera pasoliniana. 


Il concerto-spettacolo (che vede la partecipazione di Gianni De Feo e di Marcello Maietta) è suddiviso in 10 capitoli e innestato sui testi autobiografici del poeta, scrittore, critico, regista, drammaturgo e pittore friulano. Cosimo Cinieri rivivrà i versi pasoliniani, alla stregua di un antico-modernissimo rapsodo, accompagnato da una band di virtuosi solisti (Marco Ariano batteria e percussioni, Roberto Bellatalla contrabbasso, Piero Bronzi flauto e sax, Carlo Cossu violino, Marcello Fiorni fisarmonica, Antonio Iasevoli chitarra classica ed elettrica) diretti dal maestro Domenico Virgili (autore anche dell’orchestrazione), che reinterpreteranno le atmosfere sonore di quel mondo contadino e emarginato tanto amato dal poeta, in un originale composizione-collage con le musiche dei suoi film (tra cui Violino tzigano, Fenesta ‘ca lucive, Il mio canto libero, l’Adagio di Albinoni, il Valzer di Chopin op.34 N°2, il Blue distorto Dark was the night di Blind Willie Johnson, Sempre libera degg’io della Traviata, Amado mio). 

Nelle maglie della narrazione si intrecciano alcune delle sue canzoni più belle (Che cosa sono le nuvole? I ragazzi giù nel campo, Chi è un Teddy Boy? Danza de li sette veli, Il valzer della toppa, Cristo al Mandrione), interpretate da Gianni De Feo con lirismo appassionato e ambiguo, testimonianza di una “diversità” da Pasolini stesso dichiarata, a volte vissuta come ferita esistenziale. Verrà inoltre visualizzato sullo schermo il calendario pasoliniano. Per ogni capitolo, una diversa immagine d’archivio, elaborata mediante un’installazione creativa ad opera Max Ciogli, una “pittura dinamica del suono”. 

“Non bisogna aver paura di avere un cuore”. PPP 




NOTE DI REGIA
Irma Immacolata Palazzo: "E’ con molto amore che ho affrontato questo spettacolo. Madre profuga friulana, o meglio, slovena (nata a 50 km da Casarsa: mia rimozione totale (!) fino a ieri, prima di dedicarmi allo spettacolo), nonni austroungarici, famiglia massacrata equamente da nazisti e partigiani, padre meridionale da infinite generazioni, sono nata in Francia durante l’emigrazione dei miei e poi mi hanno "sbattuta" negli anni ’60 al Cep di Bari che, al confronto, le borgate pasoliniane mi sembrarono, una volta a Roma, dei villaggi vacanze. Posso considerarmi, insomma, un prodotto tipico del sottoproleriato acculturato che PPP non amava, un pastiche antropologico. 

Sono a Roma dal ’75 e ho fatto in tempo a vedere Pasolini alla manifestazione per la Spagna libera in piazza di Spagna. Quella famosa con tutta la FGCI schierata in veste d’alfieri e pronti a prenderne il testimone. E si sa che il poeta molto si aspettava dai giovani Borgna, Veltroni, Adornato... Me lo ricordo PPP, urlare e sbraitare come un pazzo profeta biblico, affinché ‘prendessimo coscienza’ e ci fermassimo. E, rileggendolo, ancora oggi, un senso di colpa: sono abbastanza in trincea? Siamo, chi più chi meno. Nella pseudoatarassia dilagante, in questo vuoto barocco – mi si perdoni l’ossimoro - lo scandalo terribile è che non ci scandalizza più nulla. 


A "Palazzo" qualcuno scappa con la cassa, arrogandosi poi il diritto di tenersi la poltrona. E allora? Depredati ci chiediamo: ma la Chiesa l’ICI la paga o non la paga? Ni. E allora? Ma ‘sta montagna in Val di Susa è davvero piena d’amianto? Sondaggi TV proposti al pubblico: digitare sì o no. E allora? Immigrate dalla Cina 900 scimmie per la vivisezione. E allora? Le rosse bandiere nella grande, nobile, santa madre Russia si sono dissanguate per tentare l’ultimo assalto per la libertà, ma porcaloca ancora quanto poco sventolate, visto che dopo i brogli son buone per farne migliaia di mouchoires. E allora? 

Ci sono morti che ci appartengono più delle altre, perché ci lasciano rabbiosamente orfani. E’ il caso di PPP. La sua voce ci manca, il suo coraggio, la sua rabbia, ci mancano le sue appassionate e profetiche analisi sociologiche, le sue violente polemiche che nessuno risparmiavano, neanche gli amici più cari, gli intellettuali in auge. Ci mancano i suoi ammonimenti. E il suo onnivoro e vitale ‘sperimentare’. Quel vuoto in cui ci lasciò è ancora intatto. Ebbene, questo Concerto-spettacolo parte da quel Vuoto. Rigurgito magmatico e sfilacciato, suddiviso in 10 capitoli che, dalla morte di PPP vanno à rebours, palesando alcuni dei suoi temi più emblematici, con un prologo profetico e un epilogo friulano in un campo di lucciole.


Il testo è innestato su Pier Paolo Poeta delle ceneri e Coccodrillo, usati come griglia autobiografica. Del corpus pasoliniano, della sua imponente e torrenziale logorrea poetica, vitale piano-sequenza interrotto dalla morte violenta, sopravvivono in collage resti, brandelli d’un furente e amorevole pasto dionisiaco, frammenti ridotti a volte a capitoletti buoni per FB (su cui è molto citato) o a slogan per Twitter, veicoli dell’immaginario collettivo di oggi. Uno spettacolo aperto, tanto abile da ‘fingere’ una sorta di mood tra happening e performance (per PPP, la vita come espressione di sé), e che abbia l’aria del non finito, di una cosa in fieri, in divenire, così come lui, forse, avrebbe voluto che fosse letta la sua opera. Un affresco. Dedicato a mia madre, quella parte di Friuli che è in me". 




L’IDEA
Gianni Borgna: "La voce poetica di Pier Paolo Pasolini è stata una delle più forti e più lucide nel denunciare i mali del mondo moderno e la violenza del potere, di ogni potere. Per questo è stata anche una delle voci meno assimilabili e accettabili. Tutta la sua opera e la sua vita sono state un corpo a corpo con la realtà e un duro atto d’accusa contro la società dei consumi e la borghesia, da lui considerata una “malattia”. Pasolini, però, non era in senso stretto un filosofo o un ideologo; era un artista particolarmente poliedrico (poeta, scrittore, critico, regista, drammaturgo, pittore) e di straordinaria sensibilità. 


Le sue analisi – anche le più oggettive e “corsare” – erano sempre frutto di questa sua capacità visionaria, che trascendeva e sublimava tutto quello che egli sperimentava vivendo. Noi vogliamo proporre proprio questo Pasolini. Il Pasolini che in versi a volte purissimi, a volte accesamente sperimentali, cerca di trarre in prima persona un bilancio della sua vita e di comporre un ritratto di sé di una sincerità sconvolgente. Sono tra l’altro i versi di Una disperata vitalità, il poemetto compreso nella raccolta Poesia in forma di rosa del 1964, di Who is me?, noto in Italia come Poeta delle ceneri, composto nell’estate del 1966 dopo un viaggio a New York come risposta alle domande postegli da una giornalista americana, in realtà un autoritratto dei più profondi e dei più crudeli, e di Coccodrillo (nel gergo giornalistico un necrologio scritto in anticipo per averlo pronto al momento del bisogno), che Pasolini scrive nel 1968 su se stesso, senza riuscire mai a concluderlo, data la complessità e l’imprevedibilità della vita". 
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