Sarò strano io, ma questo osannare registi cinematografici dopo un paio di pellicole non lo capisco. Come successe per Andrea Molaioli all'epoca de "Il gioiellino", adesso tocca a Paolo Sorrentino. I due "director" sono entrambi reduci di un film fortunato (rispettivamente "La ragazza del lago" e "Il divo" . Sarà un caso che l'interprete principale è sempre Tony Servillo?) e, al successivo film, sono stati inseguiti da radio e giornali per promuovere l'ultima opera, gridando al sicuro, nuovo capolavoro, che però non si è rivelato tale. Tra l'altro, mentre "la ragazza del lago è stato un buon film - anche se la profusione di David di Donatello è stata eccessiva - "il divo" è una pellicola che non coinvolge e rende macchietta di se stesso un politico che, nel bene e nel male, ha fatto la storia d'Italia.
Il nuovo film di Sorrentino "This must be the place", con il grande attore statunitense Sean Penn, annoia e non coinvolge, così come ha fatto mesi fa l'interpretazione personale della vicenda Parmalat di Molaioli.... Quindi, per favore, piano con questi elogi da stadio anche perchè viene da chiedersi, citando proprio il "divin Giulio (Andreotti): "a pensar male, si fa peccato ma quasi sempre si indovina": questo rincorrere alcuni nomi è orchestrato ad arte? equivale a sponsorizzare qualcuno? ricalca quanto accade, di volta in volta, con le soubrette che diventano onnipresenti nel grande schermo? perchè non ci fate decidere per conto nostro se un film è un capolavoro o meno?
Gianni Lauro