Nasreddìn aveva sentito ogni genere di diceria sulle virtù dell’oppio. Un giorno, un amico gli disse: «Tu non ci crederai, Hodja, ma ne bastano pochi grani per raggiungere uno stato di estasi e di euforia! L’oppio ti fa vedere il mondo alla rovescia!».
Siccome era curioso come una scimmia, il nostro mullà decise di provare sulla sua pelle l’efficacia di quel “rimedio” erboristico (chiamiamolo così). Andò al mercato e, pagandolo a caro prezzo, se ne procurò una quantità sufficiente a stendere un cammello. Poi corse di filato al bagno turco, si denudò e, dopo averlo caricato a dovere, cominciò a fumare come un ossesso il suo narghilè. Passa un’ora, ne passano due… e non succede un bel nulla! Nasreddìn si guarda intorno e tutto gli sembra esattamente uguale a prima.
Allora, si arrabbia moltissimo e, rimuginando, si convince di essere stato truffato dal mercante che glielo aveva procurato in cambio, per giunta, di una grossa somma: «Dannato scroccone! Gli chiedo dell’oppio di prima qualità e lui mi rifila la polvere di pimpirimpì!». Fermamente determinato a recuperare i suoi soldi, esce dalla porta dell’hammàm e si precipita in strada, tutto nudo e rosso come un peperone, mentre i concittadini, al suo passaggio, lo deridono e lo coprono di insulti. Entra trafelato nella bottega del mercante e gridando gli si scaraventa addosso: «Ridammi indietro i miei soldi, imbroglione che non sei altro! Il tuo oppio della malora non mi ha fatto alcun effetto!».
«Ne sei proprio sicuro?», rispose il mercante.
Angelo Iacovella