Appuntamento dal 19 al 22 gennaio, all'Auditorium Parco della Musica di Roma, per la settima edizione del Festival delle Scienze, prodotto dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Codice e dedicato al tema del "Tempo".
Tra analisi scientifica, indagine filosofica e qualche visionaria incursione nella fantascienza che è già qui, prende il via la settima edizione del Festival delle Scienze dedicata al Tempo, un viaggio attraverso lectio magistralis, incontri, dibattiti, caffè scientifici, eventi per le scuole, mostre, spettacoli, con i grandi nomi della ricerca scientifica italiana e internazionale. Ma anche con filosofi, storici e scrittori, che indagheranno il significato profondo della quarta dimensione, che trascende quello che possiamo vedere e toccare andando a coinvolgere la nostra essenza più profonda. Il concetto più pervasivo dell’indagine umana resta uno dei misteri più insondabili: il tempo fugge e ci sfugge, nonostante l’uomo cerchi di afferrarne l’essenza.
Indagandolo, misurandolo, spezzettandolo in ore, giorni e mesi: l’idea del tempo, infatti, è il risultato dell'intrecciarsi di una molteplicità di discipline, dall’astronomia, alla fisica, alla biologia fino alla psicologia, la religione, la poesia. Toccheranno tutte queste aree, dunque, gli incontri di parole e spettacolo che animeranno un Auditorium trasformato in un metaforico metronomo. Ad inaugurare il Festival, giovedì 19 gennaio alle 19 in Sala Petrassi, sarà l’astrofisico, scrittore e poeta francese Jean Pierre Luminet, esperto di fama mondiale di cosmologia e buchi neri. Il tempo c’è davvero o è solo una illusoria convenzione che si può manipolare? Il più convinto teorico della fine del tempo, Julian Barbour, domenica 22 gennaio alle 21 dialogherà con il filosofo, matematico ed epistemologo Giulio Giorello durante l’incontro "Esiste il Tempo?" Ned Markosian, professore alla Western Washington University, farà intravedere spiragli impensabili in "È possibile viaggiare nel Tempo?", venerdì 20 gennaio alle 16, così come John Richard Gott III, che domenica 22 gennaio alle 12 parlerà di "Il viaggio nel Tempo nell’universo di Einstein e della sua teoria di macchina del tempo".
Ma il tempo non è solo un concetto scientifico. Va a toccare le corde dell’evoluzione, della cultura e della percezione. Sarà l’antropologo statunitense Ian Tattersall, sabato 21 gennaio alle 16 a raccontare de "Il Tempo profondo dell’Evoluzione". "Tempo e Stress" sarà invece l’argomento della lectio magistralis di Ronald D. Siegel, psichiatra americano docente alla Harvard Medical School ed esperto di mindfulness meditation, domenica 22 gennaio alle 16. Mentre domenica 22 alle 18 si scoprirà che il tempo è relativo anche a seconda delle diverse latitudini: a discutere di "Geografia del Tempo: la concezione del tempo tra le culture e tra gli individui" saranno Robert V. Levine e l’antropologo Marco Aime.
Se il modo di percepire il tempo cambia da individuo a individuo, l’indagine ci porta sempre più lontano: dentro di noi. Il professore di filosofia Peter Ludlow e Yael Sharvit, professore di Linguistica all’Ucla University, venerdì 20 gennaio alle 18 discuteranno di "Il tempo nel linguaggio e il linguaggio del Tempo", mentre sabato alle 18 si entrerà nei recessi della psiche, con "Il Tempo nella mente" e il "Tempo nel cervello" con Lera Boroditsky, studiosa di linguistica cognitiva. Fino ad affermare: "Il Tempo non esiste", domenica 22 gennaio alle 17 al Teatro Studio con il fisico Carlo Rovelli. Ore, minuti e secoli come una sinfonia.
Il tempo si fa spettacolo, all’Auditorium, dove come in un grande metronomo si girerà il mondo a suon di fischi e tic tac, si ripercorrerà il secolo “breve” e ci si chiederà "Che ore sono" attraverso le parole di Stefano Benni, che la sera dell’inaugurazione (giovedì 19 alle 21) terrà il reading omonimo, accompagnato al pianoforte da Umberto Petrin. Protagonista, dunque, anche la musica, tra concerti, suggestive performance, video, racconti e voci dilatate trasformate in memoria. Come il video-concerto Three Tales (video di Beryl Korot; musiche di Steve Reich) interpretato dal PMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble con la direzione di Tonino Battista, venerdì 20 gennaio alle 21. O la no stop Vexations 24 ore di musica perpetua di Erik Satie dalle 18 di sabato 21 fino alle 18 di domenica 22 gennaio nello Spazio Risonanze.
"Il Festival delle Scienze - spiega Aurelio Regina, presidente di Musica per Roma - é ormai un appuntamento attesissimo dal pubblico romano, che ogni anno affolla sempre più le sale dell’Auditorium per assistere a lezioni magistrali, incontri, dibattiti, aperitivi scientifici, eventi per le scuole, mostre e spettacoli. Lo scorso anno il festival si è chiuso con 18.000 presenze, in aumento rispetto all’edizione precedente; questi numeri dimostrano l’interesse sempre più grande per i temi scientifici del mondo contemporaneo, la sete di conoscenza e la curiosità che spingono il pubblico a venire all’Auditorium non solo per assistere a concerti, spettacoli, eventi ma per partecipare a dibattiti, ascoltare opinioni di esperti, condividere la conoscenza".
"Per la Fondazione Musica per Roma - continua l'amministratore delegato Carlo Fuortes, – il 2011 si è chiuso con dati in controtendenza rispetto al mondo dello spettacolo, ovvero con un aumento di spettatori del 4% e un aumento di incasso dell’11%. Iniziamo il decimo anno di attività con uno degli eventi più importanti della nostra programmazione che affronta quest’anno un tema che non può non essere di grande interesse, quello del tempo, declinato nell’arco dei 4 giorni in tutti i suoi aspetti. Il Festival delle Scienze è giunto alla settima edizione perché è riuscito nel corso del tempo (appunto!) a fare alta divulgazione, parlare di argomenti complessi senza banalizzare, facendo dialogare la scienza con altri settori della cultura e dello spettacolo.
Anche il direttore scientifico del Festival Vittorio Bo ha sottolineato come all’inizio nessuno si sarebbe immaginato un successo simile della manifestazione, "che invece è cresciuto negli anni - ha spiegato - e ha contribuito allo sviluppo della divulgazione scientifica in Italia. Nel tempo abbiamo cercato di creare una continuità, proponendo tematiche differenti ma ricercando sempre l’originalità e approcci innovativi per stimolare sempre più la curiosità del pubblico e accrescendone la competenza. E questo è stato possibile non a caso proprio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, vero e proprio polo culturale che non ha eguali nel mondo in quanto a creatività e originalità.