sabato 11 maggio 2013

Alkamar, la mia vita in carcere da innocente


“Sono stato la terza vittima di Alkamar. Sono stato un assassino perché così conveniva allo Stato. Ma sono ancora vivo.”

Dopo 22 anni in carcere, Giuseppe Gulotta racconta - con Nicola Biondo per l'editore Chiarelettere - la sua storia incredibile e la sua resurrezione, che si legge come un giallo: "Alkamar, la mia vita in carcere da innocente". A diciotto anni Gulotta, giovane muratore con una vita come tante, viene arrestato e costretto a confessare l’omicidio di due carabinieri ad “Alkamar”, una piccola caserma in provincia di Trapani. Il delitto nasconde un mistero indicibile: servizi segreti e uomini dello Stato che trattano con gruppi neofascisti, traffici di armi e droga. Per far calare il silenzio serve un capro espiatorio, uno qualsiasi.

Gulotta ha vissuto ventidue anni in carcere da innocente e trentasei anni di calvario con la giustizia. Non è mai fuggito. Ha lottato a testa alta e in questo libro racconta tutto per la prima volta: l’arresto, le torture, i processi (ben nove), la prigione, l’amore per Michela, che ha conosciuto mentre attendeva la sentenza definitiva (cioè l’ergastolo), il figlio, William, che ha visto crescere dall’altra parte del vetro divisorio, durante i colloqui settimanali, la verità su Alkamar. Oggi Gulotta è un uomo libero, la sua storia è finita su tutti i giornali e in tv, è stato ospite di Fabio Fazio a QUELLO CHE (NON) HO, la trasmissione con Roberto Saviano. In molti lo fermano per strada manifestandogli stima e ammirazione. Dalle istituzioni e dall’Arma dei carabinieri nemmeno un comunicato di scuse.

“Ho voluto scrivere la mia storia come si affronta una terapia. Negli anni che passo in carcere, in Italia succede di tutto, sembra che si scopra la verità su tanti eventi del passato, ma di Alkamar non parla mai nessuno. Sono in isolamento. L’isolamento è una cosa disumana, mira a farti impazzire. Quando non piango, dormo o provo a immaginare come stanno le persone che mi vogliono bene. Possono mai credere che sono un assassino?” “Dicono che sono stato vittima di un errore giudiziario. Non è così. Si chiama frode processuale. Le ‘prove’ contro di me sono state costruite con le torture, ogni fase del mio arresto è stata falsificata, la mia ‘confessione’ non solo è stata estorta con le botte e le minacce ma gran parte delle cose che risultano in quel verbale io non le ho mai dette. “Chi ha ammazzato realmente ’sti ragazzi? “Quella era un’operazione militare, un’operazione di Gladio.”

GLI AUTORI
Giuseppe Gulotta, 55 anni, nel febbraio del 2012, dopo trentasei anni di calvario giudiziario e dopo ventidue anni di carcere, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Era accusato dell’omicidio di due carabinieri ad Alcamo Marina, in provincia di Trapani. È stato picchiato e costretto a confessare. La sentenza di revisione che lo ha assolto dopo più di trent’anni è arrivata grazie alle rivelazioni di uno dei carabinieri presenti alle torture, che per la prima volta e solo a partire dal 2008 ha riportato ai magistrati la sua versione dei fatti.

Nicola Biondo, giornalista e scrittore, scrive su “l’Unità”. Ha collaborato alla trasmissione tv BLU NOTTE di Carlo Lucarelli. E’ autore del libro "Il patto. Da Ciancimino a Dell'Utri, la trattativa Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato" (con Sigfrido Ranucci, per Chiarelettere).
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