mercoledì 30 ottobre 2013

Pitigliani Kolno'a Festival, a Roma

The Gatekeepers

Ottava edizione (dal 2 al 6 novembre, alla Casa del Cinema e al Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani  - via Arco de’ Tolomei 1, a Trastevere) del Pitigliani Kolno’a Festival, kermesse di cinema diretta da Dan Muggia e Ariela Piattelli, che propone – a ingresso gratuito fino a esaurimento posti - nuovi titoli e prestigiosi ospiti. Unica rassegna cinematografica in Italia dedicata al cinema israeliano e di argomento ebraico, prodotto da Il Pitigliani - Centro Ebraico Italiano, il festival presenta film e documentari, organizza laboratori e incontri con registi e protagonisti della cinematografia contemporanea.

Film di apertura, sabato 2 novembre alle ore 20 (ingresso ad inviti), il documentario The flat, di Arnon Goldfinger, che sarà proiettato contemporaneamente nelle due sale della Casa del Cinema e sarà riproposto al pubblico domenica 3 novembre. Lunedì 4 novembre alle ore 20, il workshop "Dal piccolo budget al grande schermo", con il regista Sahron Bar-Ziv, che, per il suo primo film, Room 514, ha speso 15mila euro, ha girato il film in 4 giorni, lo ha montato in 16 e lo ha presentato in 35 festival internazionali. Il regista spiegherà durante l’incontro come, in un periodo di scarsi finanziamenti e grandi rischi, si possa portare una storia sul grande schermo con un "micro budget", partendo dalla strategia e sceneggiatura per approdare all’aspetto produttivo, al finanziamento e alla distribuzione. A seguire, la proiezione dello stesso lungometraggio.

Tra le iniziative del PKF 2013, l’Omaggio al regista Ran Tal, che sarà presente a Roma per presentare al pubblico due suoi recenti documentari, nella giornata di martedì 5 alla Casa del Cinema e durante la serata di mercoledì 6 novembre al Centro Ebraico Italiano (via Arco de’ Tolomei, 1). Sarà infatti proiettato alle ore 19:30 The Garden of Eden, già premiato al Festival di Gerusalemme, che ritrae, catturando la bellezza del ciclo delle stagioni e scoprendo storie umane personali e collettive, un anno di vita di Gan HaShlosha, uno dei più grandi e frequentati parchi in Israele, conosciuto come il Sakhne. Quindi, alle ore 21, Sira Fatucci modererà l’incontro con il regista Ran Tal, per la proiezione del pluripremiato Children of the sun, che, tra nostalgia e memoria traumatica, racconta la storia dei primi anni del Novecento dei kibbutzim israeliani, aziende agricole un tempo di stampo socialista che sperimentavano la vita collettiva cercando di rivoluzionare i cardini della società.

Tre i documentari presentati, alcuni dei quali con una doppia proiezione. Primo fra tutti I Guardiani d’Israele – The Gatekeepers, di Dror Moreh, un film che ha fatto discutere, non solo in Israele: sei ex capi dei servizi segreti israeliani, lo Shin Bet, raccontano per la prima volta la loro verità. Rifiutando lo schermo del segreto di Stato, i sei protagonisti svelano una realtà diretta, brutale, a tratti terrificante nella sua cieca logica della “ragione superiore”. Le interviste, alternate a rari materiali d'archivio, formano una contro-storia in cui l'autorevolezza dei protagonisti non lascia illusioni: anche i crimini e il sangue sono parte di un disegno che prosegue con ostinata coerenza dal 1948. Quindi è la danza contemporanea israeliana ad essere protagonista di Let’s dance, di Gavriel Bibliovic, che racconta, con interviste ai più celebri coreografi israeliani e materiale d'archivio e video-danze, l’influenza tedesca e americana e il successo nei teatri di tutto il mondo di questa danza raffinata.

Infine, scelto come film d’apertura del festival, The flat, di Arnon Goldfinger. L'appartamento al terzo piano di un edificio stile Bauhaus a Tel Aviv è sempre appartenuto ai nonni del regista, immigrati in Palestina dalla Germania. Dopo la morte del nonno, i membri della famiglia si radunano per sgombrare l’appartamento pieno di memorie. Alcuni oggetti danno lo spunto al regista per iniziare una ricerca che si snoda tra i due Paesi, con l’obiettivo di capire perché i suoi nonni abbiano mantenuto prima, ma anche dopo la Shoah, rapporti di stretta amicizia con una famiglia tedesca e forse persino nazista. 


Birobidzhan

Per la sezione Percorsi Ebraici, alla presenza dei registi, saranno presentati due documentari in lingua italiana: il primo, Birobidzhan – La musica dell’anima, è diretto da Matteo Bellinelli, che sarà presente alle due proiezioni del 4 e del 5 novembre. La Terra Promessa esiste? Per molti si trova nell’ultimo lembo dell’Estremo Oriente russo, oltre la Siberia, in Birobidzhan, a lungo definita “la prima Israele”, dove Stalin, nel 1932, fondò l’omonima Repubblica Autonoma Ebraica, ideata per accogliere tutti quegli ebrei russi che volessero vivere, più o meno volontariamente, su di una “loro” terra, secondo ideali e valori consoni alla propria storia, tradizioni e lingua, lo yiddish, che si parla ancora a Birobidzhan, a distanza di 80 anni. Poi, il documentario italiano Il viaggio più lungo: gli ebrei di Rodi, diretto da Ruggero Gabbai, che presenterà il film in sala il 5 novembre, con Marcello Pezzetti, Direttore Scientifico del Museo della Shoah e Sami Modiano, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fino all'estate del 1943, Rodi rimase sotto il controllo del governo fascista italiano, il quale, pur avendo emanato già nel 1938 le leggi razziali, di fatto non mise in pratica nessun atto violento verso la comunità, che non venne pertanto deportata nonostante le incessanti pressioni naziste. 

Tre i lungometraggi: oltre al già citato Room 514, lungometraggio d’esordio low budget di Sharon Bar-Ziv che racconta di una determinata, giovane investigatrice che si confronta con un ufficiale dell’esercito accusato di avere oltrepassato i limiti della sua autorità, sarà proiettato The Ballad of Weeping spring, di Benny Torati, la storia dei componenti di una band leggendaria, l’Ensamble Turquoise, separati da una tragedia automobilistica, che si riuniscono per suonare un emozionante concerto di addio a uno dei membri del gruppo. Infine, il terzo lungometraggio, Six Acts, opera prima di Jonathan Gurfinkel, scritto da Rona Segal (entrambi premiati al Festival di Haifa), è uno sguardo realistico e crudele sul comportamento di una gioventù viziata e perduta nella storia della liceale Gili, che, determinata a migliorare il proprio status sociale, inizia a spingersi oltre i propri limiti negli incontri con gli uomini.

Il secondo Omaggio del festival è dedicato a due registi, Michal Brezise e Oded Binnum, diplomati alla Sam Spiegel Film Institute di Gerusalemme, di cui saranno presentati due cortometraggi firmati a quattro mani. Il primo, Lost paradise, che ha finora raccolto oltre cinquanta premi internazionali è la storia di una coppia che passa una notte d’amore in un hotel. Quindi, Aya, interpretato da Sarah Adler e Ulrich Thomsen è la breve storia di un musicista danese che arriva all'aeroporto di Tel Aviv, dove incontra una donna che si fa passare per la sua autista. Inizia così un viaggio in auto verso Gerusalemme tra due sconosciuti… 

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