lunedì 7 marzo 2016

Non ho ancora finito di guardare il mondo


Ho paura di tutto. Dei cani, dei topi, dei serpenti, del temporale. Di essere in ritardo, malata, sfinita, sola, bloccata in ascensore o sorpresa. Ho paura degli altri, ho paura di dovermi giustificare, ho paura di essere mal giudicata, di deludere o di infastidire. Ho paura della folla, dell’isolamento, degli ictus, dei germi, e di essere cacciata dal lavoro.
Solo tu non mi fai paura, e non sono sicura che sia un buon segno.


Racconti in prima persona, o in seconda. A parlare, donne e uomini, felici o esasperati, calmi dopo la tempesta o ancora in piena ebollizione, che sono fuggiti, che restano, che guardano la realtà nuda e cruda, i suoi lati comici e amari. Uno dopo l’altro prendono la parola, pieni di emozione, e, direttamente dal cuore, ci dicono la loro, ci dicono perché.Quelle che pronunciano sono verità private; hanno l’incandescenza, l’urgenza della vita mentre accade. In libreria dal 17 marzo, per Marcos y Marcos, "Non ho ancora finito di guardare il mondo", di David Thomas. C’è crudeltà, sarcasmo, ma anche dolcezza e pace. E mentre li leggi, ti affezioni, ti sorprendi, ne vuoi sempre di più. Dopo La pazienza dei bufali sotto la pioggia, direttamente da Parigi, con una forza narrativa incredibilmente teatrale, una nuova sequenza fulminante di micro-racconti in forma di monologo. 

Ho incontrato un miliardario. Mi ha detto che ha conosciuto i potenti. Il suo nome è famoso nei palazzi, nei teatri e nei salotti. Ha fatto il giro del pianeta cinque volte. Da qualche anno, si è ritirato in una capanna in riva al lago; vive di pesca, caccia e silenzio. E se gli chiedi quando tornerà a casa, dice che non ha ancora finito di guardare il mondo.


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