sabato 23 aprile 2016

La tempesta di Sasà


“Ride delle cicatrici chi non è mai stato ferito.” 
William Shakespeare in Romeo e Giulietta

Il romanzo di una vita salvata da Shakespeare e dall’amore per i libri: in libreria, per Chiarelettere, "La tempesta di Sasà", di Salvatore Striano. E l'autore sarà a Roma domenica 24 aprile al Libri&Bar Pallotta (piazzale Ponte Milvio 23) alle ore 18.30, con Enrico Fierro, per presentare il suo volume. Nella vita possiamo perderci, e molto spesso ci perdiamo. Ma non è mai per sempre. Salvatore Striano a quattordici anni aveva la guerra in testa, la cocaina nel sangue e due pistole infilate nei calzoni. Era uno dei leader delle Teste matte, una banda di ragazzini terribili che si sono fatti camorristi per difendersi dalla camorra.

Vita di strada, anni di sangue. Poi il carcere, non ancora trentenne. Un destino segnato, il suo. Invece è proprio dal punto più basso e disperato che la vita stravolge. Grazie a un amore che resiste nonostante tutto. Grazie alla scoperta magica dei libri e della letteratura, di Shakespeare che inizia a scorrergli nelle vene come una droga che non uccide ma salva. Proprio lui che a scuola non ci è mai andato. Questo romanzo racconta la sua rinascita, dall’inferno del carcere spagnolo di Valdemoro (Madrid), passando per Rebibbia e diventando, oggi, uno stimato attore. Una storia che parla della paura di cadere, di tradimento, perdono, vendetta, dell’irresistibile desiderio di libertà. La tempesta di Sasà è un libro sul potere delle parole e della letteratura, sull’amore per i libri che può cambiare la vita. Sasà ne è la prova vivente. La sua personale e travolgente tempesta, la testimonianza più vera e più bella.

L'AUTORE
Salvatore Striano (1972) è stato tante cose. Nato e cresciuto nel cuore di Napoli, in una delle zone più controllate dalla criminalità, a sette anni vendeva sigarette nei vicoli dei Quartieri spagnoli. A nove anni rubava rossetti e mascara nei centri commerciali per rivenderli alle prostitute, alle quali conduceva i soldati americani appena sbarcati al porto. A quattordici anni spacciava cocaina e diventava una delle figure più carismatiche delle Teste matte (una storia che ha raccontato nel romanzo Teste matte, scritto con Guido Lombardi e pubblicato da Chiarelettere nel 2014). Poi la fuga e la latitanza in Spagna, l’arresto, il carcere, prima a Madrid poi a Rebibbia, dove ha incontrato un maestro, Fabio Cavalli, che gli ha fatto scoprire la letteratura, Shakespeare, il teatro. Da allora, riconquistata finalmente la libertà, è stato un camorrista per Matteo Garrone (Gomorra), un rapinatore per Guido Lombardi (Take five) e molti altri personaggi, al cinema e in tv. Nel 2012 arriva la consacrazione, con il film dei fratelli Taviani, Cesare deve morire, tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare (Orso d’oro al Festival di Berlino). 
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